2^Parte Nomen Omen – Nel Nome del profumo
Che fine avranno fatto i semi di Osmanthus cuciti nelle pieghe dei vestiti di Marco Polo?
Quando approfondii la conoscenza dell’Osmanthus, (osmanthus fragrans). scoprii che questo arbusto dai fiorellini profumatissimi, conosciuto anche come olivo dolce o olivo del tè, chiamato in Cina “ gui hua”, è coltivato fin dai tempi più antichi nella valle del Manjuelong intorno ai templi buddisti.
Da noi arrivò grazie ad un botanico francese che lo portò in Occidente intorno al 1850. Queste le fonti storiche. Ma son convinta che già Marco Polo, lungo la Via della Seta, avesse incontrato sul suo cammino degli arbusti di Osmanthus. Non posso citare fonti perché non ne ho. In quel periodo lessi “Il Milione”.
Suggestionata dai leggendari racconti narrati da Marco Polo, una notte sognai lo stesso viaggiatore veneziano. Nel sogno aveva l’aspetto dell’attore che lo interpretava nel film omonimo. Era abbigliato di una veste tipica dell’epoca, con un improbabile mantello di seta di un verde scuro cangiante, regalo di uno dei Mandarini incontrati lungo gli anni trascorsi in Oriente.
Marco Polo era rientrato a Venezia e tutti ammiravano il suo mantello lucente di seta.
Lui si schernì, e temendo di venir assalito per aver portato con sé chissà quali ricchezze, ritirò il suo mantello e mostrò a tutti che sotto era vestito di stracci. Quando fu solo, al riparo da occhi indiscreti, cominciò a scucire i piccoli sacchetti cuciti tra le pieghe degli stracci che indossava.
In quei sacchetti si nascondevano grandi ricchezze, smeraldi, pietre preziose e semi di osmanto.
Sogni, intuizioni, fantasie? Probabile, ma ciò che il sogno stava a dirmi è di guardare sempre oltre le apparenze. I veri tesori possono essere nascosti nei luoghi più impensabili e discreti. Fino ad allora non avevo pensato che anche i tessuti avessero una logica vibrazione in sintonia con le note e compresi in modo molto semplice ed inequivocabile che l’Osmanto suonava in armonia con la lucentezza e la morbidezza della seta.
Il perché è chiaro.
L’osmanthus viene dalla Cina e da essa vien la seta e i gelsi che la originano. Chi lo sa che fine abbiano fatto i semi preziosi di Osmanto !? Ma già, …è stato solo un sogno.
Di certo, nella seconda metà dell’800 e successivamente, troviamo questa pianta in moltissimi giardini delle ville dei nostri laghi.
Un nostro poeta, Vittorio Sereni, vissuto sul Lago Maggiore fino al 1983, immortala così nella sua poesia “Settembre”, l’atmosfera che crea il profumo dell’Olea Fragrans fiorendo verso la fine dell’estate:
“Già l’Olea Fragrante nei giardini
D’amarezza ci punge: il lago un poco
Si ritira da noi, scopre una spiaggia
D’aride cose,
di remi infranti, di reti strappate.
E il vento che illumina le vigne
già volge ai giorni fermi queste plaghe
da una dubbiosa brulicante estate………”
L’immagine archetipica simbolizzata attraverso il suo profumo e la sua fioritura all’inizio dell’autunno , crea, nella mente di ognuno di noi, un’atmosfera di nostalgia per l’estate ormai finita.
Nel contempo, l’autunno prepara la natura all’inverno con la certezza che ci sarà di nuovo un’altra primavera
.
Questo fiore profuma di soavità moltissime favole e leggende d’oriente, dove giganti, principesse e arbusti di osmanthus s’incontrano nelle notti stellate di luna piena. Una di queste racconta che l’osmanthus cresceva nel Paradiso lunare, fino a quando, una divinità del cielo, decise di spargerne i semi sulla terra per aiutare l’umanità a moltiplicarsi.
I semi, dopo nove mesi, diedero vita a piante fragrantissime contemporaneamente alla nascita di molti bambini. Per questo motivo l’Osmanthus in Oriente simboleggia l’amore e la famiglia e viene regalato alle future spose e alle famiglie in occasione della Festa della Luna, festa seconda in importanza solo a quella di primavera chiamata Hanami.
La Festa della Luna si svolge a metà autunno con la luna piena. Le famiglie si riuniscono e, se il tempo lo consente, mangiando dolcetti a forma di luna e bevendo tè aromatizzato con l’osmantus, stanno col naso all’insù per osservare l’ombra disegnata sulla luna dal gigante Wu Gang che tenta di strappare la pianta dell’Osmanthus dalla Luna….bellissime e poetiche suggestioni che hanno reso questa pianta leggendaria.
Di leggenda in leggenda, e di fiore in fiore, mi ritrovai a leggere poesie, storie e misteri legate all’astro lucente. La luna e i suoi cicli di 28 giorni….la Luna che produce il sale nel mare, la luna che da vita alle onde e alle maree, la luna e i gelsomini. Uno dietro l’altro, il Cd della mia anima, andava a riempirsi d’informazioni, a volte vibranti di note musicali, a volte erano impronte lasciate da un passo di danza, altre volte pennellate di luci e colori. Ancora adesso mi capita di ripulirlo il mio cd da memorie passate per dar spazio ai pensieri del presente. Pian piano devo mettere al loro posto le informazioni giuste necessarie affinchè tutto s’incastri alla perfezione per poi generare un’armonica sinfonia.
E tutto questo perché un giorno di settembre avevo annusato nell’aria il profumo di un fiore che arrivava dalla lontana ancestrale saggezza della Cina.. E da li, in un divenire d’indizi entusiasmanti, scoprire che il profumo appare sulla cresta dell’onda sotto i riverberi della luna, cresta dell’onda che i cinesi chiamano “hado”, nome che esprime l’energia creatrice della vita stessa.
Ella Donati
Profumologa
Per Passione, Professione eFormazione
Stavo facendo una ricerca sull’Osmanthus per curiosità amatoriale nel mondo del profumo ed ho trovato un blog nel quale ho trovato un mondo di emozioni che vanno molto oltre la pura passione per il profumo. Qui ci sono infinite chiavi per aprire porte e cancelli che ci portano a viaggiare all’interno di se. Bellissimo. Un vero viaggio profumato alla ricerca di sè….
P.S. Ho preso spunto dai tuoi Post e dalle tue Pagine. Mi sei piaciuta tantissimo quando hai detto che alcuni profumi ti hanno aperto piccole porte altri degli Star Gate! Spero proprio di continuare a leggerti. Stefania M.
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Che dire?! …Semplicemente grazie per il tuo interesse nei miei confronti e di ciò che scrivo. Seguimi ancora.
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