E’sempre una questione di infinite vibrazioni…
Luca Turin ..Storia di uno scienziato e della sua Teoria
La presentazione in BeParfum della collezione NuBe, affascinante progetto visionario che interpreta olfattivamente la Tavola degli Elementi o anche detta Periodica, avviene in un periodo ricco di avvenimenti esaltanti per la scienza e per l’intera umanità.
Questa coincidenza mi ha dato lo spunto per ricollegarmi al magnifico ed ancora molto segreto senso dell’Olfatto. L’eccezionale scoperta, o meglio, l’essere riusciti a dimostrare l’esistenza delle onde gravitazionali dopo ben 100 anni dalla pubblicazione della sua teoria, riapre il dibattito sulla teoria dell’olfatto portata avanti già dal 1996 da Luca Turin.
Prima di ricordare chi è e cosa fa Luca Turin, vorrei ricordare che uno dei più grandi credo di Einstein:
“L’immaginazione è più importante della conoscenza”:
ricordando che la sua brillante immaginazione, spesso plasmata nella dimensione onirica, lo portò a trovare risposte a quesiti per i quali la scienza non aveva risposte, facendo gridare allo scandalo gli scienziati dell’epoca, i quali non potevano ammettere di veder rovesciati i paradigmi di spazio e di tempo in voga fino a quel momento. Ma la storia si sa… E’ piena di scienziati non compresi o presi per pazzi deliranti.
Allora, vi confesso che per riuscire a capire questa storia delle onde gravitazionali ci ho impiegato un bel po’. Non sono sicurissima che potrei spiegarla chiaramente, ma ciò che ho compreso è che sono onde gravitazionali che modificano la durata del tempo e l’espansione dello spazio e che, per persone come me che non ne capiscono molto di fisica, si possono pensare come “vibrazioni” dello spazio-tempo.
Sta di fatto che alla fine è sempre una questione di “vibrazioni”. L’udito funziona grazie alla vibrazione dell’aria. La vista grazie alle onde elettromagnetiche e così via. Quindi mi sembra perfettamente corretta, e non solo da adesso, la teoria di Luca Turin, che dice, semplificando molto, che abbiamo nel nostro naso una specie dispettroscopio, per cui la nostra capacità di percepire gli odori, dipenderebbe dalle vibrazioni emesse dalle molecole e non dalla loro forma.
Luca Turin è un biofisico, un genio della chimica del profumo, un naso raffinatissimo e come spesso accade a coloro che fanno della ricerca una ragione di vita, un genio a volte incompreso. Non che se ne sia mai fatto un problema come viene ampiamente dimostrato nel libro scritto da Chandler Burr “L’Imperatore del Profumo”.
Da un incontro casuale sul treno che li portava da Parigi a Londra nasce questa difficile ma estremamente interessante collaborazione. La stesura del libro fu molto lunga.
Spesso i due non si trovano d’accordo. Turin non ha peli sulla lingua e vuole raccontare i retroscena del mondo del profumo e ciò che sta dietro agli interessi delle multinazionali. In tutto questo intrigo spiega anche la sua teoria.
Il pensiero corrente all’epoca del libro, attribuisce la percezione olfattiva alla forma delle molecole. Ebbene, con formule scientifiche, ma anche con pratici esempi sinestetici, afferma che è la vibrazione delle molecole a generare nel nostro cervello la percezione del profumo. In una intervista, o forse è tratto dal libro stesso, (non ricordo la fonte perché era un pensiero che avevo salvato solo per mia conoscenza) Luca Turin dice:
«Ho scritto un algoritmo per il calcolo degli spettri, ovvero la frequenza e l’intensità delle vibrazioni – spiega lo scienziato – che “gira” su un cluster di computer, e grazie al quale siamo in grado di predire con rapidità e certezza il profumo di una molecola». Una molecola composta da dieci atomi può avere 24 vibrazioni diverse, a fronte di una tavolozza di profumi che è quasi illimitata come quella dei colori.”
Fin dalla prima volta che lessi il libro compresi, intuitivamente, al di là delle difficili formule scientifiche, , che aveva ragione. Ai tempi stavo leggendo dei testi sulla comunicazione sinestetica presi in prestito da mia figlia che allora frequentava l’Università, quando lessi nel libro “L’Imperatore del Profumo”, di un suo interessante esperimento di sinestesia “olfattiva-musicale”. Aveva affidato ad un certo Howard l’intento di creare un brano con la sua teoria dell’olfatto applicata alle frequenze udibili e disse, successivamente, di aver sentito in un determinato momento il vetiver! Per capire il processo logico che l’ha portato a questa considerazione bisognerebbe leggere il libro. Intuivo che c’era una connessione fra gli archetipi delle forme delle note olfattive con le note musicali . Così come Kandinskij proiettava nei colori dei suoi quadri le note musicali, Luca Turin sperimentava l’interpretazione delle note olfattive nella musica.
Ora, a fronte degli ultimi avvenimenti, sono ancor più convinta che tutto viaggi sulle scie delle vibrazioni, siano esse attraverso l’aria, l’acqua o l’invisibile scia del profumo e con una consapevolezza maggiore rispetto ad allora. Nel nostro cervello, in ognuno di noi, c’è il nostro personale Universo che rispecchia con fedeltà la nostra realtà esteriore attraverso i suoni, i colori, gli odori e le parole ad essi collegati.
Ora rischierò di apparire irriverente, ma ciò che sto pensando è che ci son voluti 100 anni di Einstein, di Planck, di fisica dei quanti e di quant’altro, per capire ciò che fin dall’antichità era chiaro ai nostri antenati più illuminati. La realtà esterna che noi formiamo si rispecchia nella nostra realtà interiore. Ciò che noi pensiamo, la nostra energia-pensiero, sotto forma di vibrazioni che si propagano come onde attraverso l’acqua e l’aria, creano il nostro Universo interiore che ci dice, attraverso l’etimologia stessa della parola, che dobbiamo tornare verso L’Uno, verso…L’Uni-verso e con esso ricongiungerci.
Fino a poco più di dieci anni fa, quando timidamente si cercava di far comprendere che la floriterapia del Dott. Bach non nasceva da un concetto astruso di un medico un po’ stravagante, bensì da un principio di fisica quantistica, si rischiava di apparire qualcosa a metà tra un santone new age o una un po’ allucinata, poi con il diffondersi del web le informazioni si sono diffuse molto più velocemente fino a queste ultime accelerazioni che ci danno la speranza di essere compresi da sempre più persone.
Ed ancora una volta, in un percorso dove la strada è costellata di odori e profumi e dove la via non arriva mai a destinazione, ma è in un continuo divenire, mi trovo con piccoli pezzi di questo puzzle infinito per ricongiungermi nell’intero che è già dentro di me, come in ognuno di noi.
E prima del web, prima dei libri che ormai escono a centinaia, uno dei pochi spunti di riflessione in questa direzione rimanevano gli scritti di Marcel Proust, il primo neuroscienziato senza sapere di esserlo.
“Quando di un antico passato non sussiste niente, dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, soli, più fragili ma più intensi, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l’odore e il sapore restano ancora a lungo, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sulla rovina di tutto il resto, a reggere, senza piegarsi, sulla loro gocciolina quasi impalpabile, l’immenso edificio del ricordo“ Marcel Proust